.A.
Alofila:
specie, in genere vegetale, che si adatta a vivere in ambienti
ricchi di sale.
Anidride
carbonica: vedi CO2
Artemia
salina: Le uova di Artemia (cisti, che contengono embrioni
inattivati dal punto di vista metabolico) si trovano in commercio
in confezioni che vanno da pochi grammi al mezzo chilo. Una
volta acquistate, le uova vanno conservate in contenitori ben
chiusi, possibilmente in frigorifero. La soluzione migliore
per la schiusa delle uova è rappresentata dall'utilizzo
degli appositi schiuditoi che è possibile trovare in
commercio. Prodotti in varie forme, la più comune è
quella circolare, essi sfruttano la propensione dei naupli a
dirigersi verso una fonte di luce (quella ambiente, se sufficientemente
intensa, o rappresentata da una piccola lampadina ad incandescenza).
Questo permette la separazione delle larve dai gusci delle uova,
potenziali fonti di disturbi intestinali se ingeriti dai pesci.
Per riempire lo schiuditoio possiamo tranquillamente utilizzare
acqua di rubinetto, osservando l'accortezza di farla riposare
48 ore, per permettere l'evaporazione dell'eventuale cloro presente
in soluzione. Ad essa va aggiunto del sale (meglio del tipo
utilizzato per preparare l'acqua marina negli acquari) fino
a raggiungere la densità di 1020-1025, corrispondente
a circa 15 g di sale per litro d'acqua. Il pH deve essere nettamente
alcalino (8-9) e la temperatura compresa fra i 24 e i 28°
C. La schiusa delle uova, se di buona qualità, inizia
dopo circa 18 ore, concludendosi, in genere entro le 48, ed
è favorita dal movimento e dall'ossigenazione dell'acqua
dello schiuditoio, ottenibile con una semplice pietra porosa
collegata ad un aeratore. molte mute che li porteranno a trasformarsi
in un'artemia adulta. I naupli possono essere somministrati
ai pesci, dopo averli sommariamente sciacquati con acqua, nella
fase iniziale della loro crescita, "pescandoli" dalla
camera di raccolta dello schiuditoio con un retino a maglie
finissime, in genere fornito a corredo dello schiuditoio stesso,
e versandoli direttamente nella vasca.
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Benthos:
organismi che vivono sul fondo o nei sedimenti, fissati ad esso
o liberi nelle sue vicinanze.
Biotopo:
unità fondamentale dell'ambiente che per l'uniformità
delle condizioni ambientali fisico-chimiche ospita una comunità
di specie ben definita.
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Cannolicchi
di ceramica: materiale filtrante ideale per il filtraggio
biologico, poiché la loro superficie porosa favorisce
l'insediamento delle colonie batteriche. Vanno lavati poco frequentemente,
possibilmente utilizzando acqua proveniente dall'acquario. In
commercio ne esiste anche un particolare tipo ad altissima porosità,
particolarmente efficiente.
Carbone attivo: materiale filtrante con un'azione "adsorbente",
capace di eliminare dall'acqua sostanze coloranti, medicinali,
alghe unicellulari e altri componenti tossici. Va posto nella
camera finale del filtro, di qualunque tipo esso sia, all'interno
di un sacchetto, e sostituito di frequente, poiché la
sua struttura a micropori tende facilmente ad ostruirsi.
CO2:
gas una volta ritenuto velenoso per i pesci, agisce come un
potente fertilizzante per le piante acquatiche, fornendogli
in quantità il carbonio necessario ad una rapida e rigogliosa
crescita. L'impianto è composto da una bombola (ricaricabile
o "usa e getta"), che contiene la CO2 in forma liquida.
E' munita di rubinetto di apertura e riduttore di pressione,
che ha la funzione di rendere possibile la regolazione dell'uscita
del gas tramite una valvola a spillo. Un diffusore rilascia
la CO2 nell'acqua, attraverso minutissime bolle. Nel caso di
vasche di grandi dimensioni (oltre i 300 l di capienza) tale
compito di miscelazione acqua-gas è affidato ad un "reattore
di CO2". Diffusore e reattore sono, in genere, muniti di
un "contabolle" che permette di calcolare la quantità
di gas rilasciato nell'acquario (misurata in bolle/minuto).
Un timer può sospendere, agendo su un'elettrovalvola
situata sul rubinetto della bombola, la somministrazione nelle
ore notturne, quando le piante non potrebbero comunque utilizzare
il prezioso gas.
Conduttività:
è una misura della capacità dell'acqua di condurre
la corrente elettrica, in diretto rapporto con la quantità
di sali che in essa sono disciolti. Rispetto alla durezza (carbonatica
o totale), che considera solo alcuni degli ioni in soluzione,
è indubbiamente un tipo di misurazione più attendibile
e particolarmente utile nel caso ci volessimo cimentare nell'allevamento,
o meglio ancora nella riproduzione, di pesci particolarmente
esigenti. In generale si tratta di un parametro importante,
poiché direttamente collegato alla pressione osmotica,
che nel caso di un pesce indica quella a cui sono sottoposti
i suoi tessuti quando si modifica l'equilibrio esistente fra
la concentrazione salina interna (dell'animale) e quella esterna
dell'acqua in cui vive. Sua unità di misura è
il microsiemens per centimetro (ms/cm o µs/cm), correlato
con la temperatura (circa il 2% in più per ogni °C)
dell'acqua. Perché siano confrontabili campioni diversi,
tale temperatura, pertanto, dovrebbe avere il valore costante,
in acquario, di 25° C. La maggior parte dei pesci tropicali,
nei biotopi naturali, vive in acque con una piccola quantità
di sali disciolti, e quindi a conduttività inferiore
a 100 ms/cm. Peraltro, vista la provenienza d'allevamento di
quasi tutti i pesci d'acquario, valori compresi fra 100 e 300
ms/cm sono in genere accettati dalla maggioranza delle specie.
Fanno eccezione i ciclidi dei grandi laghi africani, che vivono
in acque ricchissime di sali, a conducibilità comprese
fra i 250 ms/cm (Malawi) e i 500 ms/cm (Tanganica). Particolarmente
sensibili sono anche i Discus, che vivono bene in acque a conducibilità
molto bassa (< 100 µs/cm). Valori così bassi,
tuttavia, rendono particolarmente instabile il pH, il che può
rendere molto difficile la gestione di questo importante parametro.
La conduttività può essere determinata con appositi
misuratori elettronici, purtroppo piuttosto costosi.
· Durezza totale (GH): indica il contenuto complessivo
di sali di calcio e magnesio disciolti nell'acqua. Un'acqua
è considerata "tenera" se ha un dGH inferiore
a 6-7°, molto dura con dGH superiore a 15°. Pur essendo
i pesci d'acquario abbastanza adattabili a valori diversi della
durezza totale, la maggioranza delle specie vive bene a valori
compresi fra 5 e 10° dGH.
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Durezza
carbonatica (KH): misura la presenza in soluzione nell'acqua
del bicarbonato di calcio (durezza temporanea o carbonatica).
Temporanea per la caratteristica di questo sale di precipitare
facilmente, ad esempio in caso di ebollizione del liquido. E'
strettamente correlata con il pH, rispetto al quale svolge un
ruolo "stabilizzante", e con la presenza in soluzione
della CO2. Valori accettati da quasi tutti i pesci sono compresi
fra 3 e 6° dKH. E' importante misurarlo immediatamente prima
e dopo i cambi parziali di acqua.
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Endemismi:
raggruppamento o singola specie animale o vegetale distribuita
in un'area geografica ristretta.
Epifita:
organismo insediato sul corpo di un vegetale senza parassitario.
Eurialino:
organismo animale o vegetale che sopporta ampie variazioni di
salinità (da eurús e hálinos, salino).
Sono eurialini tutti i cosiddetti pesci d'acqua salmastra, alcuni
dei quali molto ricercati dagli acquariofili, come quelli dei
generi Scatophagus, Monodactylus, Brachygobius,
Toxotes, Tetraodon e Poecilia.
Euritermo:
è un organismo in grado di vivere a temperature molto
diverse, cioè comprese entro un intervallo molto ampio.
Un tipico pesce euritermo è la gambusia, che si può
rinvenire in acque termali caldissime (fino a 38-40°C!)
ma sopporta agevolmente valori fino a soli 5°C. Sono euritermi
anche i pesci marini cosmopoliti, come molti squali, in grado
di passare dalle gelide acque artiche a quelle tropicali.
Eutrofico:
ambiente acquatico ricco di nutrienti.
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Fertilizzanti
liquidi: In genere contengono potassio, magnesio, zolfo
ed altre sostanze nutrienti. Vanno aggiunti all'acqua della
vasca con cadenza settimanale o bisettimanale, secondo il prodotto
utilizzato, e sono particolarmente adatti per la coltivazione
di quelle piante che assumono la maggior parte degli elementi
necessari attraverso foglie e fusto. Per le altre, che si nutrono
tramite le radici, è meglio limitarsi ai prodotti a base
di ferro, che contribuisce, fra le altre cose, al mantenimento
del colore caratteristico delle piante rosse. Da evitare in
ogni caso quelli contenenti fosforo, che rischierebbe di favorire
la crescita delle alghe più che quella delle piante.
Fertilizzanti
granulari: in stick o tavolette. Vanno mescolati alla sabbia
del fondo nella fase di allestimento della vasca, ma esistono
in commercio sabbie già arricchite di sostanza fertilizzanti
solide. I singoli granuli sono, in alcuni casi, ricoperti da
una particolare membrana osmotica, che ingloba i nutrienti rendendoli
disponibili per le piante solo quando la loro presenza in soluzione
tende ad abbassarsi. Per una maggiore precisione nella somministrazione,
la cui entità è correlata al tipo di piante coltivate,
si possono utilizzare apposite vaschette da interrare nel substrato,
riempite di sabbia fertilizzata. Lo stesso risultato può
essere ottenuto con un allestimento "a terrazze" della
vasca, che permette di delimitare le aree da riservare alle
varie specie.
Filtro
biologico: scopo di questo filtro è far sì
che al suo interno si crei una flora batterica capace di degradare
le sostanze di rifiuto presenti nell'acquario, trasformandole
in altre poco nocive per gli organismi che vi alleviamo. Perché
ciò avvenga è necessario che il filtro passi attraverso
una fase di "maturazione" che, a seconda delle condizioni
dell'acquario, può durare da una settimana a 15-20 giorni.
Il concetto di filtro biologico può essere applicato
sia nei filtri interni "a cassetta", che in quelli
esterni "a cestello" o ricavati direttamente all'interno
della vasca. Una pompa ad immersione avrà il compito
di permettere che il flusso dell'acqua preveniente dall'acquario
attraversi i materiali filtranti, a partire da quelli che costituiscono
il "pre-filtro" (lana di perlon, spugne sintetiche)
e che sono deputati ad intercettare le particelle di sporco
più grossolane.
Filtro
esterno a cestello:
E' composto di un contenitore in materiale plastico, in cui
sono ospitati i materiali filtranti, chiuso nella parte superiore
da un coperchio a tenuta stagna. Su tale coperchio sono posti
l'alloggiamento per una pompa, la cui portata corrisponde a
quella del filtro stesso, e i due manicotti di entrata e uscita
dell'acqua. Quasi tutte le ditte, forniscono, come accessori,
degli utili doppi rubinetti, da inserire, nelle vicinanze dell'attacco
al filtro, sui due tubi che ne fuoriescono. Tali rubinetti sono
del tipo "a sgancio rapido", permettendo di separare
con comodità e senza fuoriuscite di acqua, le due estremità
del tubo. Questo ci consentirà un facile spostamento
del filtro per l'ordinaria manutenzione (sostituzione o lavaggio
dei materiali filtranti, pulizia dei tubi e della pompa), ma
anche la possibilità di regolare il flusso dell'acqua,
adattandolo alle esigenze del nostro acquario. Spesso all'interno
del filtro la presenza di appositi cestelli in plastica sovrapponibili,
consente un'agevole sistemazione dei materiali filtranti. Quelli
generalmente usati sono i cannolicchi di ceramica, che costituiscono
il principale comparto "biologico" del filtro, le
resine espanse, la lana di perlon o, meglio, un tipo di "paglietta"
sintetica speciale realizzata per bloccare i sedimenti, con
un'azione di prefiltraggio meccanico. I migliori risultati di
filtraggio si ottengono alla massima velocità di circolazione
dell'acqua, che permette alle colonie di batteri di proliferare
in un ambiente ricco di ossigeno, senza arrecargli il minimo
danno.
Fitocenosi:
associazione di organismi vegetali che occupano una determinata
area.
Fitofago:
animale che si nutre essenzialmente o esclusivamente di vegetali
(sin.: vegetariano). Fitofagi sono ad esempio i Serrasalmidi
della sottofamiglia dei Mileini, detti "piranha erbivori",
che si nutrono di frutti e detriti vegetali caduti in acqua
dalla foresta amazzonica circostante (generi Colossoma,
Myleus, Metynnis, Mylossoma, ecc.).
Fossorio:
in letteratura acquariofila si usa questo termine soprattutto
per indicare quegli animali che si insabbiano o si interrano
frequentemente e con rapidità grazie a specifici adattamenti.
Organismi fossori (o con abitudini fossorie) sono, ad esempio,
molti pesci predatori che attendono le loro prede nascosti tra
la sabbia (scorfani, pesci pietra, razze, ecc.), o che insabbiandosi
trovano a loro volta riparo dai predatori o rifugio per la notte
(molti Labridi, Mastacembelidi, sogliole e rombi, ecc.).
Fotofilo:
organismo che predilige la luce ed è da essa attratto,
necessitando comunque di luce per il suo sviluppo. Deriva dal
greco phôs, phütós, luce, e philéü,
amare. Organismi fotofili sono ad esempio tutti gli invertebrati
ermatipici, provvisti cioè di alghe simbionti (zooxantelle),
come la maggioranza delle madrepore, diversi alcionari, tridacne,
ecc. Sinonimo assai meno usato: lucifilo.
Fotofobo:
è esattamente l'opposto di fotofilo, riferendosi ad organismo
che rifugge la luce e trascorre la maggior parte della sua vita
al buio o comunque al riparo dalla luce diretta. Fotofobi sono
pesci e invertebrati che vivono in acque profonde, o all'interno
di rocce e cavità naturali, o ancora che hanno abitudini
notturne. Tipici organismi fotofobi sono ad esempio molti ricci
di mare, che arrivano a proteggersi dalla luce del sole usando
alghe e detriti a mò di "ombrelli". Il termine
ha la stessa radice del precedente, ma con il tema del verbo
"temere" (phobéomai) al posto di "amare".
Sinonimo spesso usato in letteratura: sciafilo.
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GH:
vedi durezza totale
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KH:
vedi durezza carbonatica
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Icthyo
(puntini bianchi): è la malattia che più frequentemente
colpisce i pesci tropicali d'acqua dolce allevati in acquario.
La sua causa è dovuta all'infestazione di un Ciliato
(Ichthyophthrius multifiliis), che provoca su tutto il
corpo del pesce, sulle pinne e sulle branchie la comparsa di
piccoli noduli di colore bianco infiammazione cutanea e un'ipersecrezione
di muco. Il fastidio causato dai parassiti spinge il soggetto
colpito, che in genere mostra pinne parzialmente o totalmente
chiuse, a sfregarsi incessantemente contro rocce e altri oggetti
d'arredamento della vasca. Uno stadio avanzato della malattia,
rendendo difficili la nutrizione e la stessa respirazione, causa
nel pesce perdita di peso e uno stato apatico che prelude alla
sua morte. Si tratta di una parassitosi molto contagiosa, che
in breve tempo può colpire tutti gli ospiti di una vasca.
Va curata in modo tempestivo, all'apparire dei tipici sintomi,
con uno dei molti medicinali specifici in vendita nei negozi
specializzati. Si tratta di prodotti che è necessario
somministrare nella vasca comune, per interrompere il ciclo
di riproduzione del parassita. I pesci guariti si immunizzano
dall'Icthyo, diventandone, però, pericolosi portatori
sani.
Idrodinamismo:
movimenti delle acqua dovuti a onde, correnti e maree.
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Lana
di perlon: materiale filtrante utilizzato per il prefiltraggio
sia nei filtri biologici sia in quelli meccanici. Ha un'azione
meccanica e solo parzialmente biologica. Va pulita con frequenza,
sciacquandola sotto l'acqua corrente.
Lastre
di granito ed ardesia: Al contrario di quelle di travertino,
calcaree, hanno origine metamorfica, reazione neutra, e creano
degli spettacolare sfondi alla vasca (ma non bisogna eccedere,
visto il loro peso considerevole). Con pezzi di dimensioni limitate,
si possono realizzare delle "terrazze", che accrescono
il senso di profondità dell'acquario, consentendo inoltre
la coltivazione delle piante in substrati differenziati.
Legni
di torbiera: provengono dalle torbiere, ambienti ad alta
acidità e basso tenore d'ossigeno. Galleggianti, vanno
preventivamente tenuti in immersione o fissati al fondo con
una base o del collante siliconico. Rilasciano acidi umici che
acidificano l'acqua e la colorano, pur senza comprometterne
la limpidezza. Adatti alla deposizione delle uova dei pesci
per l'effetto funghicida e battericida delle sostanze di cui
sono impregnati.
Legni
di "savana": essiccati e modellati dal vento in
habitat aridi, sono affondanti e chimicamente neutri. Adattissimi
ad ogni tipo di acquario, hanno forme strane e contorte e colorazione
in genere piuttosto chiara.
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.M.
Micosi
esterne: provocate da funghi dei generi Saprolegnia,
Achlya e Dictyucus, le cui spore possono germinare
solo su una mucosa danneggiata da ferite o abrasioni, o comunque
colpita da infezioni batteriche e parassitiche che creino un
substrato adatto all'insediamento del fungo. In uno stadio avanzato
della malattia possibile osservare le ife fungine, sottili filamenti
bianchi, assumere l'aspetto di un piccolo batuffolo d'ovatta.
Purtroppo, in questo stadio della malattia il fungo è
probabilmente penetrato anche all'interno del pesce, danneggiandone
i tessuti e avvelenandolo attraverso i suoi metaboliti. Le infezioni
fungine esterne in fase iniziale possono essere curate sottoponendo
il pesce colpito ad un bagno, della durata di 15-50 minuti,
in una soluzione di cloruro di sodio (sale da cucina), soluzione
ottenuta sciogliendo 15-20 g di sale in un litro d'acqua e lasciandovi
il pesce. Qualora la micosi abbia colpito precedenti ferite,
o mostri una notevole estensione, è possibile utilizzare
il Fulcin 500, un antimicotico il cui principio attivo è
la griseofulvina, nelle proporzioni di 10 mg di principio attivo
per litro d'acqua (una compressa ogni 50 l). Le compresse vanno
preventivamente sciolte in acqua calda, sottoponendo il pesce
ad un bagno di due giorni. Se la soluzione è utilizzato
nell'acquario comune ne possono, tuttavia, essere danneggiate
le piante, e comunque è successivamente necessario operare
un cambio del 50% dell'acqua, filtrando la rimanente con carbone
attivo.
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Nitrati
(NO3): sono il prodotto della degradazione, sempre operata
da batteri dei nitriti, e diventano pericolosi per i pesci solo
ad altissime concentrazione. Il loro accumulo, che può
essere evitato con frequenti cambi parziali dell'acqua, può
peraltro favorire la proliferazione delle alghe infestanti.
La misurazione va effettuata almeno una volta al mese
Nitriti
(NO2): si tratta di sostanze, tossiche per molti organismi
acquatici, prodotte dall'azione di degradazione da parte di
particolari batteri, dell'ammoniaca e dell'urea eliminate dai
pesci attraverso gli escrementi. In un acquario ben mantenuto
i nitriti devono essere vicinissimi allo zero. La misurazione
va effettuata ogni 15 giorni.
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Oodinium
o "velluto": malattia dei pesci causata da un organismo
unicellulare, il Dinoflagellato Oodinium pillularis,
e colpisce soprattutto pesci allevati in acquario. L'animale
attaccato dal parassita si ricopre di uno strato "vellutato"
di colore grigio, talvolta tendente al blu e si sfrega continuamente
contro gli oggetti d'arredamento della vasca, dimagrendo, col
progredire della malattia, visibilmente. Se l'infezione ha raggiunto
anche le branchie, il pesce boccheggia nelle vicinanze della
superficie e si possono verificare emorragie. Si tratta di una
malattia molto contagiosa. Gli esemplari colpiti andrebbero
al più presto isolati in un acquario privo di fondo ed
arredamento, e trattati con gli appositi medicinali in commercio.
Può essere efficace anche un bagno in una soluzione salina
(preparata con comune sale da cucina) al 3%.
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pH:
misura la quantità di ioni idrogeno presenti nell'acqua,
più semplicemente è un indicatore della sua acidità,
neutralità, basicità. Un pH con valore 7 è
neutro, valori inferiori indicano acidità, superiori
basicità. La scala di misurazione del pH è logaritmica,
questo significa che un pH 5,5 è dieci volte più
acido di un pH 6,5. Generalmente ogni specie di pesce ha un
pH ideale d'allevamento, che può coincidere con quello
che caratterizza gli ambienti naturali di provenienza. I pesci
allevati in cattività, ormai la maggioranza di quelli
in commercio, sono comunque adattati ad acque che mostrano un
pH anche molto differente rispetto a quello dei loro habitat
in natura. In generale quasi tutti vivono bene a valori compresi
fra 6,8 e 7,2.
Plancton:
organismi che vivono in sospensione nell'acqua, in balia delle
correnti.
Pesci
di branco: Molte specie si riuniscono in gruppi più
o meno numerosi, sia per migliorare le proprie capacità
predatorie, come nel classico caso dei voraci Piranha, sia,
al contrario per difendersi meglio dall'altrui predazione, sfruttando
l'effetto disorientante costituito dalla presenza di un numero
eccessivo di potenziali prede. In altri casi la formazione di
branchi è finalizzata ad un più efficiente utilizzo
delle risorse alimentari, in altri ancora, essi sono il risultato
di complesse strategie riproduttive. Sono pesci di branco molti
Ciprinidi di piccola e media taglia (Barbus, Rasbora,
Brachydanio), i Caracidi (Hyphessobricon, Paracheirodon),
alcuni Pecilidi (Poecilia), molte specie di Ciclidi che
vivono nei grandi laghi africani Vittoria, Malawi e Mozambico
(Cyprichromis, Neoloamprologus, Fossorochromis)
e alcuni Siluriformi (Corydoras).
Pesci
carnivori: A questa categoria appartengono sia le specie
che si nutrono di organismi riuniti nel gruppo dei cosiddetti
macro-invertebrati (Molluschi, Crostacei, Insetti, Anellidi),
sia i veri e propri predatori di altri pesci. I primi (moltissimi
Ciclidi, Ciprinodontidi, Pecilidi e Caracidi) possono essere
nutriti con tutti i mangimi surgelati o liofilizzati a base
animale (tubifex, artemia, Gammarus, krill, daphnia),
ma in genere accettano anche quelli secchi. I secondi, ad esempio
il pesce foglia Monocirrhus o i Piranha del genere Serrasalmus,
vanno alimentati con pesci preferibilmente vivi, ma in alcuni
casi sono accettati anche quelli morti, di piccole dimensioni,
ad esempio Gambusia o guppy.
Pesci
di coppia: In molte specie corteggiamento e riproduzione
avvengono fra partner "casuali", che in genere si
scelgono all'interno di "harem" costituiti solitamente
da un gran numero di femmine e alcuni maschi. In altre, invece
si assiste, nel corso dello sviluppo, alla formazione di coppie,
che rimarranno tali per tutta la vita, o almeno fino alla morte
di uno dei componenti. Generalmente queste coppie mostrano anche
comportamenti territoriali, sviluppando sofisticate cure parentali.
Sempre fra i Ciclidi è possibile trovare ottimi esempi
di pesci "di coppia", come gli Scalari, i Discus,
e molti specie sudamericane (Aequidens, Chromidotilapia,
Geophagus).
Pesci
fitofagi: La loro alimentazione è composta esclusivamente
di alghe o, in alcuni casi, di piante acquatiche. Appartengono
alla prima categoria i "mangia-alghe" per eccellenza,
come Otocinclus affinis, Epalzeorhynchos
siamensis, Gyrinocheilus aymonieri e molti
Loricaridi, fra cui Ancistrus, Hypostomus e Hemiancistrus.
In mancanza di alghe questi pesci vanno nutriti con tavolette
di spirulina, cibo in pasticche per specie litofaghe e verdure
sbollentate (insalata, spinaci, zucchine). Si nutrono di piante
acquatiche, invece, molti Ciprinidi, come le carpe Koi, ed alcuni
Pecilidi. Anche per questi pesci è adatta l'alimentazione
vegetale sopraccitata.
Pesci
limnivori: Sono pesci molto specializzati, che si nutrono
della cosiddetta "copertura biologica" (aufwucks,
in tedesco) delle rocce sommerse. A questa categoria appartengono
molti Ciclidi dei grandi laghi della Rift Valley, ad esempio
i Tropheus del Tanganica e gli Mbuna del Malawi (Pseudotropheus,
Labeotropheus, Melanochromis). Nonostante la base
della loro dieta sia composta di alghe, in acquario vanno nutriti
non solo con spirulina, mangimi in scaglie vegetali e verdura
bollita, ma anche con crostacei, surgelati o vivi, come Gammarus,
Artemia e Cyclops.
Pesci
onnivori: Lo sono la maggioranza dei Ciprinidi, alcuni Ciclidi
e numerose specie di Caracidi. In natura la loro è composta
di sostanze animali e vegetali, fresche o decomposte, pur non
disdegnando piccoli invertebrati (insetti, crostacei). Sono
i più facili da alimentare in acquario, accettando praticamente
qualsiasi tipo di mangime, secco o liofilizzato. Molto indicati
sono quelli in scaglie, contenenti una miscela bilanciata di
elementi proteici e vegetali.
Pesci
territoriali: Mentre nei pesci di branco il territorio protetto
in genere corrisponde all'estendersi del branco stesso, alcune
specie difendono strenuamente dalla presenza di cospecifici
un ben determinata porzione dello spazio che popolano, sia esso
un gruppo di rocce, una radice sommersa o semplicemente una
porzione di fondale sabbioso. Tale comportamento può
essere prerogativa solo dei maschi o di entrambi i sessi e,
in alcuni casi, è temporalmente limitato al periodo riproduttivo,
sia durante il corteggiamento sia prima e dopo la deposizione
delle uova. Pesci tipicamente territoriali sono i Ciclidi, sia
africani sia sudamericani, (Pseudotropheus, Geophagus,
Apistogramma).
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Reofilo:
derivato dal greco rhéos (flusso, corrente) e philéü
(amare), si riferisce agli organismi animali e vegetali che
vivono prevalentemente o esclusivamente in acque correnti. I
pesci reofili presentano adattamenti morfologici caratteristici
per vivere in questi ambienti (torrenti, rapide, ecc.), come:
bocca conformata a ventosa, raggi delle pinne pettorali robusti
e seghettati per l'ancoraggio, corpo appiattito o molto affusolato,
ecc. Gli invertebrati reofili (Molluschi, Crostacei, larve di
Insetti, ecc.) sono spesso lapidicoli, cioè vivono tra
e sotto le pietre. In genere gli organismi reofili sono anche
piuttosto esigenti riguardo i diversi parametri ambientali (ossigeno
e temperatura soprattutto), essendosi adattati a vivere in un
ambiente che, al contrario di quello delle acque stagnanti,
subisce limitate variazioni ambientali nel corso dell'anno.
Rizoidi:
estroflessioni unicellulari o pluricellulari prodotte da alcune
piante, simili per aspetto alle radici, con funzioni di ancoraggio.
Rocce
arcobaleno: Di produzione americana sono, in alcuni casi,
forate, ma sempre neutre e dai colori (rosso, bianco, verde)
piuttosto vivaci, possono essere utilizzate per creare dei rifugi
per i pesci più timidi o territoriali.
Rocce
granitiche e basaltiche: Chimicamente neutre, sono particolarmente
adatte, in virtù delle loro tonalità scure, a
mettere in risalto quelli dei pesci, ma assorbono molta luce,
costringendo l'acquariofilo a sovradimensionare l'impianto di
illuminazione della propria vasca.
Rocce
laviche: Di colore rosso o grigio scuro, e particolarmente
leggere, pur essendo chimicamente neutre, si prestano a ricreare
scogliere sommerse, adatte a pesci quali i Ciclidi dei grandi
laghi africani.
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Sciafilo:
organismo che vive nell'ombra, o comunque al riparo dalla luce
intensa e diretta, o ancora in profondità (sinonimo:
ombrofilo). Soprattutto se vivono in ambienti normalmente o
intensamente illuminati, gli organismi animali sciafili tendono
ad essere attivi nelle ore crepuscolari e notturne. Pesci d'acquario
sciafili sono buona parte dei Siluriformi (Loricaridi, Doradidi,
Ittaluridi, ecc.), molti predatori (Chaca, Monopterus,
Erpetoichthys, Xenomystus, ecc.) e quelli provvisti
di organi elettrici con cui si orientano nelle acque torbide
e buie (Mormiridi, Eigenmannia, Apteronotus, ecc.).
Tra i pesci marini, citiamo un po' tutti i Murenidi, gli Olocentridi
e molti Apogonidi. Numerosi gli invertebrati marini sciafili,
che negli acquari di barriera fortemente illuminati possono
vivere solo in presenza di grotte e rifugi che li proteggano
dalla luce: molte Spugne, Gorgonie, Dendronephthya spp.,
diversi Crostacei, ecc. Infine, le piante sciafile tendono,
se coltivate sotto luce intensa e diretta, a ricoprirsi di alghe
infestanti: è il caso, tra le altre, delle varie Anubias.
Sfere
d'argilla: Si possono utilizzare nella preparazione del
fondo della vasca, ma in questo caso è opportuno che
lo strato di d'argilla sia trattenuto da una sottile retina
sintetica, che eviterà la loro "risalita" alla
superficie del substrato di fondo, e successiva trasformazione
in focolai di proliferazione algale. E' possibile usarle anche
per una fertilizzazione mirata, interrandole nelle vicinanze
dell'apparato radicale delle specie che ne hanno maggiormente
bisogno.
Spugna
sintetica: materiale filtrante utilizzato nei piccoli filtri
interni a cartuccia, ma anche in alcuni di quelli "a cassetta",
interni o esterni. Azione meccanica molto efficace, che dopo
un certo periodo di tempo diventa parzialmente biologica. Va
sciacquata in acqua corrente piuttosto frequentemente.
Stenoaline:
specie che non tollerano grosse variazioni della salinità
Stenoterme:
specie che non tollerano grosse variazioni della temperatura.
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Torba:
inserita nei filtri (in tavolette o granuli) svolge la funzione
di acidificare l'acqua, abbassandone il pH. Ha però l'inconveniente
di dare al liquido una colorazione ambrata, che non tutti gradiscono.
La sua presenza nel filtro è di fatto incompatibile con
l'utilizzo di un impianto di CO2.
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Zooplancton:
l'insieme degli organismi animali che fanno parte del plancton,
sia marino che d'acqua dolce.